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Sognando...

Sognando...

Ogni volta che ti guardo,
mi dai nuova ammirazione,
e ritorna l’emozione
della brama a un altro sguardo.
Credo, tanto in essa m’ardo,
occhi idropici d’avere,
perchè mentre è morte il bere
essi bevono, e in tal sorte,
se vederti è la mia morte,
sto morendo, per vedere.
Ma ugualmente morirei,
e mi chiedo, vinto ormai,
se a vederti morte dai,
non vedendoti, che avrei?
Forse peggio soffrirei,
d’ira, rabbia e dolor forte;
e di morte; per tal sorte
il rigore ho ponderato,
e dar vita a un disperato
è, a un felice, dare morte.


Nel timore di guardarti,
e nell’ansia di sentirti,
io non so che posso dirti,
né che posso domandarti;
ti dirò che a queste parti
oggi il cielo mi ha guidato
perchè fossi confortato,
se conforto può portare
a chi soffre, l’incontrare
chi di lui è più sventurato.

 
Si dice che un saggio un giorno
triste e misero viveva
e solo si sosteneva
dell’erba che aveva attorno.
Ci sarà - tra sé diceva -
chi di me è più sventurato?
E quando si fu voltato,
trovò la risposta scorgendo
un altro che guardava cogliendo
quell’erba che aveva gettato.
Lamentando la fortuna
su questa terra io vivevo,
e quando tra me dicevo:
"Ci sarà creatura alcuna
che ha una sorte più importuna?"
di pietà fui fatto oggetto,
poichè trovo nel tuo affetto,
che le pene e le ansie mie
per mutarle in allegrie,
tu le avresti strette al petto.

 

Pietro Calderone della Barca

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