Blogia
doveandamio

Cibo matto

IL PAPA DEL GNOCCO

IL PAPA DEL GNOCCO

L’origine di questa maschera di carnevale è da ricercare nella fame del popolo. A Verona, nel decennio tra il 1520 e il 1530 imperversava una terribile carestia a causa delle disastrose inondazioni del fiume Adige e degli scorrazzamenti dei lanzichenecchi tedeschi. Giusto così per rendere più facile la vita del popolo, i “pistori” (cioè chi pesta il grano) non vollero far pane né vendere quello che avevano, e così una popolazione affamata e furiosa si ritrovò in Piazza S. Zeno e assalì i fornai, rubando grano e pane. Stava per scoppiare una rivolta popolare, quando alcuni cittadini, tra cui il Da Vico, riuniti in una commissione, provvidero a loro spese a distribuire pane, vino, burro, farina e formaggio. Era l’ultimo venerdì di Carnevale e il Da Vico venne riconosciuto “istitutore del Baccanale del Gnocco”.

E il collegamento del carnevale con gli gnocchi?... Non si sa bene, forse perché avevano distribuito pure tante patate, che fino a quel momento erano piuttosto cibo per animali… Resta il fatto che l’ultimo Venerdì di Carnevale a Verona si festeggia con le sfilate dei carri, e soprattutto con l’elezione del Papà del Gnocco, un uomo anziano con una finta pancia piena di gnocchi e una lunga barba bianca, scelto tra i capi famiglia dei residenti nel quartiere San Zeno, che impugna un forchettone in cui è infilato un enorme gnocco. Il suo seguito è costituito dai Macaroni, anch’essi in costume, che sono stati suoi fedeli sostenitori nell'accanita campagna per la sua elezione. Il Papà del Gnocco presiede alla grande distribuzione di gnocchi alla popolazione, e tutti i veronesi, radunati in piazza, si fanno una bella scorpacciata di gnocchi…

Mmm... che piacere!

Mmm... che piacere!

¡¡MADEJAS ITALIANAS!! (y esto sí que es cierto)

¡¡MADEJAS ITALIANAS!! (y esto sí que es cierto)

Bueno, como hoy no es 28 de diciembre, me dejaré de tonterías mudéjares italianas y de "peces de abril" decembrinos y os presento algo tan típicamente zaragozano como las madejas, solo que éstas son de la Puglia, donde les llaman torcinelli o gnumeriedde y donde también creen que es un producto exclusivo y que sólo lo comen ellos.

La verdad es que tutto il mondo è paese…

(P.D.: Ah, y el que primero descubra de dónde es la torre mudéjar de la entrada anterior, tiene una ración de suculentas madejas pagadas en cualquier local de nuestro casco histórico)

Feliz 2011

 

Hay qué ver qué cosas comen por ahí...

Hay qué ver qué cosas comen por ahí...

Y pensar que esa marca parecía seria...

MENÚ DE CINE

MENÚ DE CINE

VERDE CHE TI VOGLIO VERDE

VERDE CHE TI VOGLIO VERDE

Hoy en día, toda ensalada que se precie, si quiere estar a la moda,

debe contener todo tipo de plantas exóticas, todas menos la lechuga de

toda la vida: canónigos, hoja de roble, acedera, achicoria y sobre todo… rúcola.

Si vamos al diccionario de la Real Academia, vemos que no aparece por ninguna parte este último término, pues la rúcola es una palabra casi recién llegada de Italia. Es una mala hierba que desde antiguo se ha empleado en la cocina española y que tiene no uno sino tres o cuatro nombres en español. Los italianos la han puesto de moda en todo el mundo al incluirla como ingrediente esencial de sus ensaladas, pizzas y carpaccios. Y ya se sabe, al abrigo de la marca “italia”, todo triunfa. En estos momentos, la confusión es grande, porque dos son las especies que se comercializan bajo el nombre de rúcola: la Eruca sativa, que en castellano se dice oruga o sisimbrio (crece en los linderos de los campos) y la Diplotaxis tenuifolia o Diplotaxis muralis que se conoce como jaramago o ruqueta (que crece entre los escombros) y esto es lo que en italiano se dice rucola (o ruchetta en algunas zonas). La primera tiene las hojas más redondeadas, mientras que las de la segunda presentan un perfil más alargado. En algunos envases se identifica como rúcola selvática. Ambas son de sabor ligeramente amargo con notas picantes.

Aunque “rúcola” es una palabra que no suena mal en español, teniendo tantos términos autóctonos, ¿por qué usarla? Si alguna vez llegamos a comercializar como es debido nuestra maravillosa borraja por el exterior, y dado que esta planta –al igual que la rúcola- crece selvática por medio mundo, ¿de verdad creéis que los italianos dirían “borraja” en vez de “borragine”?

LAMINEROS

LAMINEROS

A este andamio misceláneo le hacen falta una cocina hermosa y un comedor recoleto donde el glotón albañil, laminero, buongustaio, encuentre paz y placer después de tantas fatigas.

 

Propongo, pues, un rincón en el que conviva el gusto, el olfato, el tacto, la vista y el buen sentido. Un lugar previo a la siesta, propicio a toda excentricidad golosa, a la simplicidad de un plato digno, al primor de una receta antigua, al encanto de pitanzas olvidadas o a la osadía de una cata exótica.

 

Para iniciar el banquete nada mejor que la pasta. Honesta, sencilla y rica permite, generosa como es, cincuenta mil ingredientes, o más.

 

Sus secretos no son muchos, pero hay que conocerlos. Nos los desvela un italiano, Luigi Spagnol, de cuyas letras me hago eco.

 

“I segreti della pasta

 

Una pasta cucinata bene deve avere tre qualità: non deve essere collosa, deve essere cotta al punto giusto e salata al punto giusto. Nient’altro, per lo  meno finchè non ci si mette il sugo.

 

1.- Non collosa

 

Il segreto è cuocerla in tanta acqua. La dose canonica è un litro per ogni cento grammi. Ci si può azzardare fino a mezzo litro ogni cento grammi, ma perché rischiare?. Si può invece salire finchè si vuole. Tanta acqua previene anche il rischo che la pasta si rompa.

L’altro segreto è mescolarla piuttosto spesso, delicadamente, con un cucchiaio o una

forchetta di legno

 

2- Cotta al punto giusto

 

Il segreto è ancora più semplice: assaggiarla. Tenete a mente che i tempi di cottura sulle confezioni (quando ci sono) sono delle indicazioni non delle regole, e non è detto che rispondano al vostro gusto. Il Giusto punto di cottura della pasta è una materia su cui trovare due persone d’accordo è praticamente impossibile. In ogni caso, ricordate che la pasta va tolta dal fuoco un po’ prima del momento in cui sarà di vostro gusto, perché intanto che viene scolata e servita, lei continua a cuocere.

 

3.- Salata al punto giusto

 

Anche qui c’è una dose canonica, che è di dieci grammi di sale grosso per ogni litro d’acqua. Stesso discorso di prima: non pensate di dover pesare il sale ogni volta. L’importante è cominciare con poco sale e aggiungerne poco alla volta. La quantità di sale è in funzione della quantità d’acqua, non di pasta.

 

Siamo così pronti per la prima ricetta.”

 

Tratto da “La Pasta”, di Luigi Spagnol e Nicolò Barbiero

  

Senza parole (II)

Senza parole (II)

Non è un fotomontaggio. Ve lo giuro. Controllate voi stessi:

http://www.folladorspumanti.it/ 

Senza parole (I)

Senza parole (I)